Ieri poco dopo le 18 è stata registrata una nuova forte scossa tra la Turchia e la Siria che ha provocato un’altra decina di morti.
La catastrofe nella regione tra Turchia orientale e Siria settentrionale non accenna a finire. A due settimane dalla scossa che ha provocato oltre 45mila morti, ieri nella provincia di Hatay è stato registrato un altro terremoto di intensità 6.4. Il bilancio provvisorio è di circa sei morti in Turchia e cinque in Siria e oltre 200 feriti. La regione era già distrutta e profondamente danneggiata dal precedente sisma.
Le autorità turche hanno registrato più di 6.000 scosse di assestamento dal sei febbraio ma quest’ultima è stata la più forte finora. La situazione in Siria è sempre più problematica e di emergenza. L’epicentro di questa scossa di 6.4 è stato tra Samandag, una località costiera nei pressi del confine con la Siria, e Defne, cittadina poco distante nell’entroterra, sempre nelle vicinanze del confine. Il terremoto è stato avvertito non solo nelle vicine province siriane, ma anche a Cipro, in Libano, Iraq, Palestina, Israele fino all’Egitto.
Altri morti e feriti nella regione
Quest’altra forte scossa ha creato nuovi sfollati. Nel frattempo ieri, proprio nella zona dove si è registrato il sisma, ha fatto visita il presidente turco Erdogan che ha affrontato le critiche per la lenta risposta di emergenza del suo governo al terremoto del 6 febbraio e soprattutto per le politiche edilizie di cui si è fatto promotore che hanno provocato il crollo e il disastro.
Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che a marzo inizierà la ricostruzione “da zero” di tutte le città turche distrutte dal sisma. “Vogliamo spostare il centro delle città che si trovano in pianura verso le zone di montagna”, aveva detto il presidente turco che vuole ridurre i rischi associati ai disastri naturali. Il progetto per le nuove città prevede edifici non più alti di tre o quattro piani, ha detto il presidente turco che in mattinata aveva incontrato il Segretario di Stato americano Antony Blinken, arrivato in Turchia per portare la solidarietà di Washington e promettendo che gli Stati Uniti continueranno ad assistere Ankara per risollevarsi dalla tragedia del terremoto.